Voli_e_forme_inquiete



VOLI E FORME INQUIETE
Angelo Mistrangelo

“ali, ali, ali vedevo apparire sparire
sul mio capo, com’ombre di pura luce”
Diego Valeri


Il cammino artistico di Luisa Sartoris, a vent’anni dalla prima personale alla Galleria Viotti di Pippo Russo, appare quanto mai coerente, misurato, definito da una ricerca tra astrazione e figurazione, tra l’incanto di un volo lieve e incorporeo e l’incisività del segno che fissa un paesaggio mentale o una particolare «scrittura-linguaggio».
Un linguaggio che appartiene alla cultura del secondo Novecento, a una limpida struttura compositiva, a un’interiorità che si rivela attraverso il sapiente cromatismo, alla musicalità delle immagini, a un codice che trasmette le quotidiane sensazioni.
Fantasia e forbici, carta e pennelli, segni e suggestivi ed allusivi voli di antiche e rievocanti memorie, ha scritto Almerico Tomaselli, esprimono il dettato della Sartoris che si è formata alla Scuola d’Arte diretta da Italo Cremona, allieva dello scultore Mario Giansone e di Mila Pistoi.
Insegnante di Educazione Artistica e di Arti Plastiche, è tra le socie fondatrici, all’inizio degli anni ‘90, dell’Associazione Artistica e Culturale TeArt, dove i soci si riuniscono per confrontarsi e discutere i percorsi d’arte contemporanea, per parlare di poesia, per visitare musei e grandi mostre.
Un’esperienza, quindi, ricca di incontri, di iniziative, di indagini intorno alle correnti che hanno caratterizzato le vicende pittoriche degli ultimi cinquant’anni: «Dopo un periodo iniziale in cui sono stata attratta dalla corrente figurativa, ho progressivamente sviluppato una visione pittorica astratta essenzialmente basata sui contrasti cromatici, visione che meglio esprimeva i miei stati d’animo e le mie personali impressioni. Successivamente sono arrivata ad elaborare una tecnica che mi permetteva di dare maggiore profondità, luminosità e risalto ai miei lavori».
E, prosegue l’artista, «tali effetti sono ottenuti sovrapponendo un foglio dipinto, opportunamente inciso o lacerato, ad un secondo foglio o tela essi pure variamente dipinti o colorati, con il risultato di ottenere figure astratte che si inseguono in moti continui e vorticosi...».
Un moto che da sempre accompagna la stagione della Sartoris secondo una musicalità, un fluire di figure come trasportate dal vento, un alternarsi di zone cromatiche, dai gialli ai verdi, in un fremito lieve e vitale.
Nelle sue composizioni si avverte una dimensione e una elaborazione in cui   ha rilevato Andreina Griseri negli anni Ottanta   «...preferisce sperimentare, su una strada dove il filo conduttore resta la luce, ritrovata, in ogni taglio di colore. E su questa linea si riscopre una sicurezza raggiunta, ma anche il piacere della varietà, del gioco serio... La disponibilità, come lievito autentico, è una delle chiavi di lettura, per un percorso attento, tra queste foglie e cose riscoperte e riguardate...»








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